variabili libere

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Call for comments

Posted by francescaboccuni su gennaio 25, 2008

Cari tutti,

visto che il mese non è ancora finito, innanzitutto buon 2008. Esauriti i convenevoli di rito, posto una richiesta di commenti per una cosastra che ho scritto di recente. Si tratta di una bozza (metto le mani avanti) di un articolo sull’impegno ontologico della logica del secondo ordine. In particolare, l’articolo vorrebbe esaminare e parzialmente smontare le critiche classiche all’interpretazione plurale della quantificazione al secondo ordine proposta da Boolos negli anni ’80. La portata delle critiche che non sono smontate è al contempo ridimensionata: in soldoni, sostengo che tutte le semantiche usuali e la semantica boolosiana per la logica dei predicati del primo e del secondo ordine sono viziate dai medesimi difetti e che questi difetti possono essere ricondotti al fatto che la centralità della nozione di riferimento viene trascurata (Martino docet). La conclusione è che, nonostante le sue debolezze, la semantica boolosiana può essere un’alternativa interessante alla semantica modellistica.

Chiunque fosse interessato a leggere e, se possibile, fare dei commenti, si accomodi pure.

Grazie a tutti e cari saluti,

francesca

P.S. Le versioni dell’articolo che erano caricate erano ormai obsolete. Chiunque fosse interessato alla lettura può mandarmi una email e provvederò a mandargli la versione più recente.

4 Risposte to “Call for comments”

  1. Ciro De Florio said

    Ciao Francesca!
    Ho letto con interesse il tuo paper e concordo con molte delle tue analisi. Hai ragione quando sostieni che molta discussione sulla liceità o meno delle logiche di ordine superiore ha alla base un irrisolto (e irrisolvibile?) problema del riferimento. Un aspetto della questione che, mi sembra, in letteratura non sia stato quasi mai preso in considerazione è invece il mettere a tema la natura stessa della semantica estensionale. Tutta l’analisi di Boolos poggia (almeno secondo me…) sulla presupposizione che il riferimento può essere compiuto nei confronti di oggetti singoli, individui e che, per rendere ragione delle logiche di ordine superiore, sia necessario in qualche modo estendere questa analisi fino a comprendere un riferimento “multiplo”. Ora, mi chiedo, perchè non considerare entità nel dominio di quantificazione che non siano solo puramente estensionali? Ovvero, perchè non pensare che il denotato inteso, naturale, intuitivo di un predicato non sia una classe, un insieme o una pluralità di individui ma una proprietà, un universale, un’intensione? Sono conscio del pantano ontologico in cui ci si va a cacciare (problemi di identità, astrattezza, ecc.) ma non mi sembra giustificato il taglio netto a favore dell’estensionalimo in filosofia della logica. Purtroppo non ho molte intuizioni da condividere su questo punto, se non che mi sembra qualcosa di promettente dal punto di vista teorico e, cosa secondo me affatto non secondaria, storicamente fondata.
    Non so se tutto ciò sia pertinete al tuo progetto di ricerca… spero di sì;
    grazie per il tuo paper

    Ciao ciao

    Ciro

  2. francescaboccuni said

    Caro Ciro,

    grazie mille per avere letto la bozza e per aver postato un commento. Mi pare che il tuo sia uno spunto interessante. Io sono sinceramente piuttosto dubbiosa rispetto alla utilità della sostituzione delle classi come riferimenti delle variabili di secondo ordine in favore delle entità intensionali, ma anche io ho poche intuizioni da condividere a riguardo. E in ogni caso, quello fra entità estensionali vs. entità intensionali è un dibattito ancora vivo in filosofia analitica e non saranno certo le mie antipatie a dargli una conclusione.

    Grazie ancora e a presto,

    francesca

  3. Monica said

    Ciao francesca.
    Ho cercato di tradurre la bozza del articolo che hai pubblicato, purtroppo, le terminologie che trovo a volte mi creano qualche problema nel livello teorico/logistico dell’analisi in questione, mi spiace perchè sembra essere molto interessante.
    Essendo ancora molto indietro su alcuni concetti teorici, e mi riferisco in particolar modo alla Logica (per non parlare anche se la sto studiando, della grammatica inglese!), mi chiedevo se c’è modo di avere uno scritto di quel genere tradotto in italiano.
    Ti ringrazio anticipamente per l’aiuto.

    Inoltre ti pongo un’interrogativo, sperando che tu o chi ha conoscnza in materia riesca ad aiutarmi.

    Da qualche tempo sto approfondendo i concetti teorici di J.L. Austin (Filosofia del linguaggio) e H.Maturana (Costruttivismo Ermeneutico).
    Sulla base delle mie ricerche , mi chiedevo, se esistono autori (cercando tra quasi tutti gli orintamenti di pensiero filosofico, non ne ho ancora trovati!) che abbiano mai approfondito l’elaborazione della semantica, partendo ad esempio dal predicato, oltre chè l’analisi degli atti linguistici al di la del contesto in cui essi siano stati inseriti.
    Partendo da ciò, la mia domanda si pone nei confronti di ciò che solitamente si legge sulle pubblicazioni, ad esempo i libri, le riviste ed i quotidiani, ed alla loro interpretazione, a seconda di chi legge, che normalmente è semplice, perchè all’interno di un contesto.
    La mia perplessità nasce da queste domande: e se si scrivesse, senza un contesto?
    Cosa succederebbe alla persona che legge, o come si porrebbe?
    Il significato di certe espressioni linguistiche cambierebbe?
    Io credo certamente di si, dati i tempi attuali!

    Sicuramente mi riferisco alla differenza di significato dei termini che è cambiata, rispetto alle radici delle parole, anche a causa della nuove strutture e simbologie legate per esempio alla musica (rap,hip hop, etc.), alla cultura ed al livello sociale/strutturale e non, delle persone.

    Per Fortuna a tutt’oggi non e stato inserito in ambiti scolastici, ma è comunque una domanda che mi pongo, considerato che certe fenomenologie linguistiche le hanno create ed elaborate soprattutto le nuove generazioni e che ormai cercano di essere introdotte anche nei nuovi dizionari linguistici.

    Detto questo vi lascio divertire con l’esempio qui sotto e nel frattempo vado a curare i miei attacchi di panico alla sola idea che crolli tutto ciò che ho studiato fin’ora in materia di semantica!

    Esempio:

    Se Gigi dice ad Alessio:”sto morendo di fame!”
    Si sta elaborando e/o leggendo così come scritto, senza tenere conto del contesto, che:
    a – Gigi vorrebbe mangiare?
    b – Gigi sta mangiando ed ha ancora fame?
    c – Gigi ha una ragazza che non vede mai e, la fame è intesa come di sentimenti?
    d – Gigi ho espretto un concetto, senza motivazioni particolari?

    Spero che tu o chi vuole, abbia voglia di aiutarmi o semplicemente dire la sua, inoltre spero di essermi espressa in modo sufficente semplice e chiaro.

    Grazie a tutti e ciao!

  4. Isoldst said

    thank you, guy

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